Ricucire la vita
Ti raccontiamo la storia di Feizi, originario dell’Afghanistan, fuggito, all’età di 2 anni, con la sua famiglia in Iran per la situazione difficile interna.
Feizi ricorda la sua infanzia quando sua madre e il fratello, pur di mantenere la famiglia lavoravano in casa le pelli e cucivano scarpe; da bambino la scuola l’ha frequentata a giorni alterni, per poter lavorare anche lui pelli e stoffe con la macchina da cucire.
Anche in Iran la situazione interna era difficile per la dura repressione del regime; così Feizi a 17 anni lascia definitivamente il Paese perché sente che per lui non c’è altra soluzione. Da allora non si è mai fermato, cercando fortuna in Turchia, Grecia, Serbia, Georgia, Francia, Germania ed Italia.
Quel mestiere, imparato troppo presto, gli consentirà di lavorare per una azienda italiana di calzature, fino alla chiusura della ditta, che lo ha riportato in un centro per rifugiati di Roma e, a febbraio scorso, tra le persone che oggi accogliamo nel progetto Ripa.
Quando a marzo scoppia l’emergenza sanitaria, Feizi si sente preso da sconforto perché si rende conto che per lui diventa ancora più complicato trovare di che vivere.
Oggi Feizi ha 32 anni e già ha vissuto più di una vita.
Il nostro obiettivo, oggi, è aiutarlo nel delicato processo di reinserimento nel mondo del lavoro, in maniera stabile, con le giuste competenze; questo richiede tempo per la costruzione di relazioni sane e vuol dire anche vicinanza in quei momenti in cui Feizi si sente sopraffatto dalla situazione che sta vivendo e dall’incertezza del futuro.
A Ripa dei Settesoli Feizi ha ripreso in mano il suo mestiere e ha ricreato un piccolo laboratorio in una stanza del Convento,l dove aggiusta alcuni capi di altri ragazzi accolti e crea dei prototipi di cose utili.
Quando gli abbiamo chiesto cosa pensa mentre cuce ci ha risposto: “Questo mestiere mi accompagna sin dall’infanzia, ha il profumo di casa!”
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